notte, in te le mie stanche mortali spoglie
conobbero l'estasi del incorporea essenza.
Al tuo capezzale, un giaciglio d'ombre e sussurri,
il tempo diveniva irreale ed ogni istante eterno.
Li, all'ombra di mille pensieri distanti,
lontano da ogni ragione terrena,
scorgo le sponde di un mondo che fu mio.
Spesse oramai le nebbie s'addensano dinanzi i miei occhi.
Scuro e minaccioso è ora quel mare,
nero incubo che fu splendente sogno.
Le rive, grigie e senza vita, giacciono inviolate,
la dove cantavano le sirene ora tacciono le pietre.
Nel silenzio di un mondo un tempo vivo,
nella tenebra che ebbe luce nei miei spenti desideri,
nell'aria, che fu smossa dal vento della mia speranza,
avverto la nostalgia per ciò che fu.
Alto svetta il sole dell'adulto scetticismo
la dove svettava la luna della fanciullesca fantasia.
Sotto quell'ardente sole ogni cosa è cupa madre d'ombre.
Vi sono più ombre in un giorno di sole che in un infinità di notti.