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HO COTTO LA PASTA...

HO COTTO LA PASTA

Quando ero piccino,
cocevo la pasta, per guadagnare tempo
l’acqua non bollivo.
Nella grande Guerra mio nonno
partì fante soldato,
per non affaticarsi
nelle marce il fucile lasciava in trincea.
Anche taluni miei vicini al mercato
vendono cipolle, barbabietole e calzoni ( per uomo ),
per non spazientire la clientela il resto tralasciano.
Poco danno,
in tanti non sanno
quanto erano attese le feste di carnevale
nella mia gioventù:
tu gioiosa ( da veli color amaranto celata )
ti adagiavi nelle mie braccia,
quando giungeva la mezzanotte
tornavi di un altro l’innamorata.
Allora imprecavo contro la vita,
contro gli dei che tanto mi volevano male
contro un incompreso irripetibile amore;
eppure il nostro sogno svanì,
svanì un amore infuocato e disperato
che avrebbe superato le montagne più elevate,
un bel mattino cercai sul comodino la brocca,
mi feci il bidè,
recitai tre pater ed un requiem
( trascuravo le ave, allora poco mi appassionavano )
e compresi che eri uscita dal mio cuore,
Ornella, fiore d’ineguagliabile nitore,
ringraziai mio nonno
che dal fronte era tornato,
si era sposato,
da sua figlia ero venuto al mondo,
ero il primo maschio che non distingueva
un principe di Galles da un frutto,
ma imitavo l’allodola, la serpe, il frumento:
ero un vero portento,
nella nostra grande casa,
grande ma non eterna,
una cosa quell’ometto apprese
mentre si aggirava come un sovrano
seguito dalla glicine e dal melograno:
l’amore è un frutto di stagione,
gustalo ma cancella i ricordi,
se ti va di campare
il cancello, se puoi, non varcare.

 

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1 commenti:

  • Nella Bernardi il 24/03/2007 11:08
    veramente originale e carina, bello anche lo stile, ciao Nella

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