Mi limito a girare
chiave
nel solco d'una serratura
difettosa,
ruoto in eterno
sul mio asse di condanne
fragile il chiavistello
non argina gli annosi
spintoni di queste
folate autunnali
di foglie morte e infrattate
sotto
i cenci, gli stracci,
sotto l'uscio,
mentre il mondo spiove sbilenco
senza fretta
lacrimando,
senz'affanno
come chi non ha mai
commesso peccato
giro ancora
sull'inutile serratura
provo la sinistra
e poi la destra
pochi stridii opachi
m'incoraggiano
sul finire di questa pioggia
sul tramonto di questo vento
sulla fessura di questa bocca
che spergiura incomprensioni
su sciami
d'un pulviscolo malato e corrotto
lo scibile è in già in agguato
ed occhieggia paonazzo
con pupilla nera come pece
da questa serratura
che io occludo soltanto a metà
continuando a ruotare
sotto il peso immobile
del mio perpetuo moto
senza senso
conficcato ad un'anta
che mai si aprirà.