Camminerai a piedi nudi sui ciottoli del mondo
Scalza la tua carnagione oliva
s’anniderà nel dolore, raschiata
da strinature tatuate rosse,
calure accese da patimenti irregolari, precisi;
lancette perfette d’un rotondo quadrante di domande.
Incontrerai piogge e mulini a vento
sui quali ti scaglierai ebbra
di sdegno arrugginito
sorseggiato in tanti anni
di contrizioni vive,
salinità tumefatta a cumuli
in acini di fungosità macera
abbeverati alla fonte nutriente del tuo livore.
T’isserai un giorno s’uno sterrato
incolto,
disprezzato persino dalle capre,
acredini in aguzzi sassi
e verde limo inodore
sul quale lascerai passi come vendetta
e a nulla varranno le mie impronte medicamentose
sulle tue ombre, sterilmente
inseguirò un passo già lanciato,
da sponda a sponda,
ma paziente riuscirò ad appianare
le tue orme
riversandovi il pianto
tuo di sale che ho raccolto.
Così, rinsavito il suolo
nevicherà nuovamente cielo
coprendo con un’impalpabile incoscienza
i madidi germogli novelli di carne
della tua avvenente vita futura,
inavvertibili allo sguardo,
cederanno arrendevolmente
ai nuovi passi,
sanati e molli.
dei tuoi bei piedi scalzi
sulla neve nudi.