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GLORIA

GLORIA

Eri un puro
che oggidì per più d’uno significa…
per gli amici tuoi ( giusto quale esempio )
che dietro le spalle si dilungavano
mentre affabile conversavi con altri,
ché la parola giammai ti difettava,
su certi tuoi improvvisi smarrimenti
su certe tue crisi in classe
su certa tua uscita di strada dalle parti di Monza
culminata in un cespuglio,
condita da: poverino!
Poveraccio!
la tua malattia avevano conchiuso
e dentro il loro fonte battesimale t’avevano immerso:
eccoti “ Mecio “ al pari di un empio eroe di quegli anni.
Così
il tuo vero nome era stato eliminato,
nemmeno con faticosa memoria saprei riferirlo.

Per te provavo tenerezza;
l’ardore dei lineamenti
nel contrasto della pelle
ancor più mi rassicurava re ti paragonava
ai primitivi protagonisti delle mie trame.
Ai peana degli amici non mi univo,
anzi,
sovente perorai per te clemenza,
per te che eri un puro, allocco non affatto,
se un giorno,
- allorché mi capitò di rincontrarti
con moglie e figli ( e parevi sereno )
giù dall’ auto nelle mie braccia precipitandoti?"
al mio vagare intorno al nome
ridendo mi zittisti: “ appellami, figliolo,
con il mio nomignolo.”
Volentieri ti lasciavo sfogare
sulle tue ultime impossibili avventure
- ti era unica rivalsa, ben sapevo?"
sulle donne che non ti era lecito guatare
come a noi si aggregava un volto ruspante,
solerti gli amici ne eliminavano uno dalla competizione
del Mecio anticipando la compassionevole epilessia ),
sulle tue scorribande autostradali:
sempre spider
sempre rosse
sempre Ferrari,,
curioso perlomeno che la patente se la fossero ripresa.
Ai tuoi racconti talvolta si univa mia sorella

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