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Una volta le lucciole impazzivano

Una volta le lucciole impazzivano
di malattia e di vino,
di donne fresche e depilate che non frequentavo.
A pensarci bene ricordo una cancrena di dolore
che non volevo e di cui non ero orgoglioso.
Sono diventato giovanotto con la rai
che trasmetteva la metastasi del partito socialista,
e sveglio nella vigna,
mangiando uva avvelenata dall'agosto
produttivo - quel sole l'ho sdraiato nella mia tomba:
è mio fratello -
Sono cresciuto d'alluminio, politica e burocrazia
degni di poesia,
nella piazza che ho imparato a frequentare
e che non colgo del tutto.

Tu sai cosa cerco,
respirando il sorriso
composto di roccia lucana,
tu sai cosa cerco nel sorso del compagno chianti
e del barbera.
Tu vedi come languisce la mente
nell'aborto delle informazioni,
nella morte reale,
che tocco e non riconosco più.

 

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1 commenti:

  • Anonimo il 24/05/2011 18:07
    Molto bella complimenti

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