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Storia di madre
Era un giorno d'Aprile, ma non un sogno.
Non passavano file di pellegrini,
nè torme di briganti, nè brigate festeggianti.
Solo io e te al di sopra del ruscello,
le mani sempre più strette:
lo giuriamo solennemente?
Che i nostri saranno un cuore?
La strega aspettava in silenzio
l'ora di scendere dal castello
di piscio di gatto e ruggine.
Chissà quanti buchi troveremo
per vedere un uccello
sbucare dal nido e provare a volare:
ci avviciniamo ci allontaniamo
da questo mondo ribelle...
Se ridi vuol dire che sei già grande.
E vennero le notti solitarie.
Tu chiuso nell'aula accanto,
io nella cella di sempre.
Crescere in modo diverso...
Tu tiri tutto d'un botto
e, quando pende la luna,
non ti schianti ancora
e mi insegui...
mi insegui...
La strega marcisce nel sotterraneo
fra libri dimenticati dal tempo
e sinistre lanterne.
Non ha pace, questo cuore?
Non ha pace, questo cervello?
Finchè non troverò la ragione
e salverò i miei figli...
come terra smottata
questo corpo si è aperto,
da qui nasce vergogna!
E allora, come tremenda onda,
che qui ritorni!
... toccare tutte le sponde,
prima che torni l'oscurità.
Leader, sì,
di un esercito di vermi!
Dobbiamo vedere le case a forma di barca
dei paesi che stanno in alto.
Foreste infinite!
Distese ondulate di sete perenne,
e carne!
Solchiamo gli Atlantici del mondo,
impariamo a parlare...
E la carne... Non basta questa che ti offro
se ci si spacca dentro?
Era un giorno di Gennaio, lontano nel tempo,
ma freddo...
I pescatori raccoglievano reti e imposte
e perfino la sirena si arrese
e s'inabbissò.
La terra ci divide,
Amore è croce sulle spalle.
Nel letto chi dorme?
La strega ride sempre più forte,
perfino nel sogno
giochiamo al filtro più potente.
Avvelenare la stessa carne,
senz'arte, nè dignità,
com'era lei nel tempo
della sua breve verginità.
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