Resto con gli occhi chiusi
a raccogliere suoni notturni,
la cattura fomenta il cuore
in un rincorrersi di battiti,
all'unisono con il calare la rete
sulla trasparenza della preda,
indugiante tra sogno e coscienza.
Riflessi da specchi torbidi,
troppo lenti per fermare le immagini,
passano, come foglie,
le vite intime dei fantasmi.
La parola morta
non mi difende
con le sue fanatiche lusinghe,
come fango di fiume in piena,
smargina in un'onda che si avvoltola
sulla pianura muta che cinta la mia casa.
In questo fluire scomposto del pensiero,
che emula vicinanza,
anche all'inganno del dolore,
scompare la bellezza del silenzio infinito.
In solitudine,
anime ombrose,
come velenose presenze,
abitano irose il pulpito della notte,
catturando un sogno acerbo.
Ma, luna, con quieta pietà ,
mi riceve ancora tra le sue
malinconiche carezze;
l'inquieta linea del delirio dissolve,
riprendendo il tempo lo scorrere
in armonia del mio sangue.
Resta solo un fragile e dolce
mantello lunare
a separarmi dall'aurora,
in un eterno miracolo
che sa di essere madre, poesia, canto
ed umana speranza.