Il mio capo è cosparso di cenere
ho terrore
dei giochi d'acqua a mio favore
poiché non odono alcuna musica le mie orecchie
ma una quiete apparente
preludio inevitabile
d'una canzone
sconosciuta
Divaricare la mente e partorire
dolcissime favole per rane verdi
oppure solo azzardare
il dono di parole semplici
per altrettante
complicazioni statiche
Potrei intirizzire
vestita solo
d'un sacco di juta ruvida
nelle tormente
e tra le onde di pensieri urlanti
che mi attraversano la via
a sguardi bassi
Potrei anelare la lontananza
come prospettica comodità
nell'accettare di buon grado assenze
di una me stessa lievemente
partecipante
Potrei costruirmi un tetto di melograni
passare il resto del tempo a contarne
i semi
ad ogni stagione nuovi e sempre uguali
finchè le forze non addormentino
la mie
ali...
Potrei tacere ora
scompormi in miliardi di gocce
impercettibili
mischiarmi al canto del merlo
dal becco arancio
e sfiorare l'aria spostata appena
dal lepidottero
ricominciando qualcosa
in un altro
quando.