Passeggio -ritornando a casa-.
Provengo da politiche parole
di presumibile campagna
elettorale - sudicia -
né lentamente
né velocemente.
Tra pizzerie, macellerie
e seggi elettorali
torno nella mia tranquilla
e adorabile dimora dove
respirano disordinati e
accasciati i profumati
libri che accompagnano
le mie alternative avventure;
mangiando cibi domenicali e
sputando vino beneventano,
rigurgito le parole che ho
ingoiato a causa della
nefasta curiosità che
in tanti momenti pervade
la mia mente, sì, sono convinto
che siano parole da spurgare
- è la prassi- né tristemente
né velocemente.
Intanto mangio e bevo
ubriacando i miei pensieri
che scambiano salute con
mio padre, non un compagno,
augurando i soliti cent'anni di
salute che di fatto non arrivano,
sperando, inoltre, che quest'anno
sia l'ultimo per chi mi ha sfruttato
e deriso con le sue parole
che ho appena rigurgitato.
Ma come disse Monicelli,
la speranza è la trappola dei padroni e
leggendo un libro di Pier Pa,
ricordo subito cosa disse
l'unico maestro della storia
intellettuale, infine il nostro
motto è uno solo: "Il sogno di una cosa".