Giaceva tra rovi di sangue,
ormai solo pelle che inizia a cambiare.
Incanto silenzioso mentre tinge pioggia rosea
all'imbrunire,
Rugiada batte sui fili d'erba
ore fatali
per un bocciolo arboreo nell' ultimo
volo sul mondo.
È arrivato. Col canto degli uccelli si alza un sussulto
che scorre
sotto azzurro quel mantello gitano.
Respiro,
tale il suo nome.
Occhi come perle persiane
in mano ad un mercante scaltro,
d'anima parco
in sete ed arabeschi
le ha vendute; caro il prezzo fu
della Vita.
E tu, piccolo angelo
per qualcosa che non era tua causa né colpa
sei perso,
chissà in quale buio universo
dove forse
un giorno ti rincontrerei.
Parlami stanotte,
racconta dell'assenza di stelle e vento
mentre poggerai le infuocate gote giovinette
su un cuscino morbido
di ricordo,
ove continueranno ad essere carne le risa
nei ludi.
Sospiro di passione che conduce all'essenza
del vero
nella Terra di questi orrori
senza fine,
ignora la quiete
se solo proviamo
ancora
un sogno
libero sotto le fibrose ciglia.
Come se nessuna spada possa trafiggere un'alba di marzo
dritta e lacerante,
in un attimo
il nulla.
No,
nessuna spada può trafiggere
un'alba di marzo.