Mi chiedo: quale nome potrei dare
a un brivido che scuote dalle fondamenta?
E quando al tuo nome provo a pensare
ho la speranza che nessuno mi senta.
Ma quale ti daro'?
Chiedo lo sforzo dei poeti
che portino luce alla mia mente,
voglio cercare sogni nei fatti concreti
vorrei, nottetempo, non pensare a niente:
Quel nome, pero'... ancora non lo so.
A volte, un'onda gigantesca
portata fino a terra dal monsone
rivela le conchiglie, rovescia un'ombrellone,
poi si ritira, e l'aria e' un po' più fresca:
Tu guardi la mia vita, e se ti abbatterai su questa
dopo il tuo passaggio ti chiamero'... Tempesta.
Tu giri nei miei giorni,
e sei la mia coscienza,
ma e' proprio la tua assenza
che delimita i contorni:
se tempo verra'
che non ti avro' più accanto
quando finira', ti chiamero'... Rimpianto.
Intanto io, con la mia bella faccia
spesso vado in un posto immaginario,
dove la realta' e' puro corollario,
e non c'e' ombra che nasconda una minaccia.
Qui cerco un punto d'osservazione
ma solo di notte, quando dormi o quando vivi,
quando favole e leggende non sono l'eccezione,
ed in una di queste, succede che tu arrivi.
Se sara' cosi' che mi sorprenderai,
non passera' di qui il buio della sera,
ma se non sara' mai, ti chiamero' ... Chimera.
Se parlo con me stesso,
come spesso accade
quando visito queste contrade
ed il futuro e' adesso...
ti chiamero' Domani.