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Aquila
Un anno fa, 6 aprile 3:32 la mia casa tremò...
Mia figlia dormiva a letto con me per comodità,
la tenevo vicino per nutrirla, aveva poco più di 7 mesi...
all'improvviso fummo sorpresi
da un boato...
Il nostro letto ha tremato,
in ferro battuto il letto faceva una mortale danza,
fui spaventata dalle circostanze.
Saltai dal letto immediatamente
correndo in camera di mio marito,
che dormiva con mio figlio primogenito.
Non capii subito cosa stesse succedendo,
gridai a tutta voce piangendo:
"Gesù, proteggi la mia famiglia!"
Stringevo forte al mio petto la mia figlioletta,
nascosta sotto la porta
per raccomandazione di mio marito,
tutti due aspettavamo la fine
di quel interminabile tragitto di tempo
durato 20 secondi,
un eternità per me in quel momento.
Pregavo Dio nel mio lamento, dicevo:
"Dio, se deve succedere qualcosa di brutto,
proteggi i miei figli con il mio corpo,
non potrei sopportare il lutto,
fai di me lo scudo per la mia famiglia"
La casa cessò di tremare.
I bambini sonnolenti con il pigiama addosso,
un giubetto e una coperta,
la borsa con i pannolini, uscimmo di corsa.
Io con le ciabatte e un capotto,
la luce accesa nel salotto...
velocemente scappammo per le scale,
non sapevamo dove era l'epicentro,
cosa altro ci dovevamo aspettare.
Salimmo in macchina e ci allontanammo da casa nostra,
tanta gente affacciata alla finestra,
le luci acese dappertutto,
tante persone riversate sulle strade
spaventati e con le facie pallide.
Aspettavamo la notizia con la radio accesa in macchina,
i bambini colti dal sonno
e dal freddo dei primi giorni di primavera.
Verso le cinque la notizia...
l'epicentro era a l'Aquila.
Tornammo a casa, tutti 4 in un letto.
Io e mio marito a guardare la televisione
per sapere bene cosa era successo...
Tanti visi persi nel vuoto,
calcinaci, feriti...
morti che erano ancora incerti,
gente smarrita.
Una vita di sacrifici,
20 secondi per portare via tutto,
destini schiacciati e distrutti,
i resti delle chiese e degli edifici.
309 morti:figli, nipoti, padri, madri e gli amici...
sotto quelle macerie hanno lascito il respiro.
Chi ha avuto la fortuna di rimanere vivo
da quel giorno ha dovuto affrontare la vita diversamente,
ricchi e poveri raccolti umilmente
nelle stesse tende, a fare la fila per mangiare,
farsi la doccia è un lusso,
difficile da ingoiare tale cambiamento.
Sembrerebbe un film orrendo,
ma è la vita:oggi puoi avere tutto
e quel tutto domani ti può essere tolto.
Vi chiederete di chi è la colpa?
Di tutti noi e di nessuno...
Buttiamo i resti del pranzo,
mentre qualcuno sta a digiuno.
In quei giorni ho visto tanti angeli vivi,
in carne e ossa, sembra un paradosso,
ma mentre io tremavo per la paura,
i volontari, la protezione civile,
i vigli del fuoco
salvavano le vite in quel sofferente luogo.
Per loro provo profonda ammirazione,
che la loro vita ci serva da lezione.
Ogni uno di noi può fare qualcosa,
nessuno conosce i nomi di quei angeli misteriosi,
salvano la vita degli sconosciuti,
le loro ali vedo sempre più grandi e cresciuti,
che spiccano il volo ogni volta che ci sia bisogno,
l'amore e l'altruismo è il loro matrimonio.
Tanto è stato fatto, tanto ancora bisogna fare,
scrivo questi versi per ricordare
che qualcuno soffre ancora...
Ferita e smarrita ancora l'AQUILA,
ma spero presto spiegherà le sue ali
e spiccherà di nuovo felice il suo volo.
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