Passano furbe e ingenue le ore del mattino
dalla mia capanna
vedo nuvole nascere e morire
e i miei abiti sbiadire
Nessun avventuroso viandante
osa attraversare il mio sentiero
nessun coraggioso cavaliere
azzardare il trotto del suo cavallo
nessuna figura si perde
tra le fitte foglie
del mio bosco
E guardo i miei capelli
cambiare il colore in cenere
e le mie mani solcarsi di segni
della semina delle argentee bacche
della raccolta della mandragola bambina
del plasmare la cera per la mia fiamma
Da tempo ho smesso di parlare allo specchio
che é divenuto compagno d'acqua
quando al fiume tergo le mie fattezze
e ho lasciato che il fuoco divenisse soltanto
il ristoro alle difese del principe freddo
Ho abbandonato al vento la scelta
di danzarmi sul viso
per rinfrancare il mio sudore alla raccolta bionda
e a volte lo sento urlare
tutti i sogni che lo hanno alimentato
tra le fessure della mia finestra
E guardo ora l'ultimo sole
di un oggi ormai vetusto
colorare di porpora il bianco del mio spazio
sospirando con ingenua fatalità
sul mio destino di solitaria
creatura
lo guardo abbandonarsi alla notte
sedotto dalle mille sorelle brillanti
e lo saluto col mio bacio di strega
mentre salgo silenziosa
i pioli della mia luna