Mi sfrango
nella bocca accecante
di questa primavera
che piega i ginocchi
e gli occhi m' allaga
di stupida
fame d'amore.
È che volevo inabissarmi
- evvìa per una volta -
nei gigli più infami
subire lo tsunami
di miele e feromoni
addentare i limoni
delle tue mani.
Primavera di specchi
in frantumi, tu fumi
sul mefitico web
non mi senti, ho capito
sparisco inghiottendo
la tua noncuranza.
Lo vedi? La stanza
è già piena di fumo.
T'ho lasciato sul web
amor mio
per svenir tra le braccia
del guardiano del parco.
Spero solo di vomitare l'anima
in un prato di stelle.