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Alla ricerca di se stessi

Quelle lunghe
e
solitarie passeggiate,
futilmente cercando una destinazione,
un senso.
Costantemente riflettevo,
pensavo,
camminavo rimuginando vecchi ricordi,
riminiscenze sbiadite
come
vecchie fotografie.
Quando mi resi conto
tuttavia,
che il mio comportamento
forse
non era esente da colpe.
Se solo fossi stato più quieto,
cristianamente misericordioso,
più accondiscendente?
Nulla può ostacolare
l'implacabile cammino del destino.
Da impassibile spettatore
fin da piccolo
assistevo a sconfortanti episodi,
in famiglia.
Colui che da solo mi ha cresciuto,
proprio lui,
il quale abituò me alla bambagia,
totalmente implicato in squallidi giochi di potere,
accecato dalla ricchezza
in aperto contrasto
con la sua triste povertà d'animo:
a cosa serve possedere tutto e tutti
se poi non si è capaci di abbracciare
il proprio figlio?
Qualcuno sussurrava in giro
con evidente
sospiro di sollievo
"Il vecchio ha avuto ciò che si meritava!":
come dargli torto?
Ma ho l'obbligo morale
di constatare
che l'individuo in questione
è mio padre.
Posso rimproverarlo,
nel bene
o nel male
odiarlo.
Ecco che si fa strada quel latente
senso di colpa

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