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Ci colse

Ci colse il battito di una goccia
-scivolata lenta-
sulle orbite addormentate della notte.
Nell'ora senza tempo di un rimpianto
assorbì due sogni, come cibo,
respirò pur non avendo fiato
- fu l'attimo sublime di un pensiero-

Legò con nastri d'infinito, angoli di cielo.

Ci colse poi, l'amaranto di un tramonto,
indifferente tra l'orizzonte e il mare
con l'essenza della solitudine
... dove le ali, non hanno spazio per volare.

A primavera,
-pensai-
diventeranno nebbia dell'aurora
e la rugiada lacrimerà riflessi,
forse saranno fiori rotti di silenzi
folli istanti, fonema da colmare.
Mani vuote disegneranno le speranze
mosse da abitudine d'attesa
come piume di gabbiano in riva al mare
-quando la notte-
ne ingoierà il rumore.

 

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4 commenti:

  • Maurizio Cortese il 17/05/2010 00:04
    Gli ultimi cinque versi sono stupendi: le speranze sono proprio abituate ad attendere, così come il volo del gabbiano che entra nella notte, aspettandosi però che venga l'alba. Sempre brava.
  • Manuela Magi il 16/05/2010 19:11
    Scrivo solo e sempre le mie sensazioni. Grazie dei vostri commenti.
  • giuliano paolini il 16/05/2010 19:05
    è innegabilmente poesia e grande armonia ma sento come un velo di dolore che vive in te e che non riesce a superare la barriera dei sentimenti in agguato
    sei brava nell'accompagnare le parole ti auguro di trovare la forza e il coraggio per poterle anche gettare nel momento in cui uno strano formicolio si impadronirà di te e chiederà la tua totale attenzione
  • Anonimo il 16/05/2010 18:37
    Sempre nel tuo stile, un mix unico di sentimenti che si intrecciano tra loro quello che ne trai è spettacolare, bravissima.

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