Dio
plasmando un bolo magmatico dell'immenso infinito
fece prima la vecchia sfera
quindi
il buio più profondo
lo schiarì con la metallica alba
da lì a poco
gli succedette il torrido giorno
con una tersa volta celeste
maculata di qualche batuffolo
di nubi d'ovatta
spinte dalla prima corrente aerea
s'amalgamarono e s'ingrossarono
appesantendosi
una inciampò in un fulmine
cadde
facendo un rumore di tuono
vergine acqua scrosciante bevve la terra
dapprima fù solo fango, poi rigagnolo
l'intorno divenne acqueo
e la terra sposò il cielo
un crescente mormorio, annunziò il fiume
impetuoso, travolgente
dapprima incolore, poi terreo
comunque purificatore
più in là
un insignificante profondo slargo l'accolse
quando si chetò, una pigra e dondolante onda tornò
vide la terra e la accarezzò
un timido arcobaleno s'aprì un varco
e dispiegò i suoi colori
tutto l'intorno respirò quiete
infiniti mari d'erba s'asciugarono al vento
l'intorno s'accese, dipinto dal primo tramonto
l'inverosimile cromatico si manifestò
nasciture ombre, si distesero per il sonno e
il gabbiano, gettò alte grida tornando al nido
mentre l'intorno si rimboccava la coltre.