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Venerea e Cupida

Questa è la sol cosa dilettata dai pian cuor
Due tal che di lira suonan la canzonetta esperta
E la rinfacciata colonna del lettore d'onor.
L'un che vien su' a cantar quando io la vision,
e da' parte alle liriche poetiche,
la musa dell'or canto che Cupido mutò in mia ossession.
Questa tal però giace ai postremi conti di un piano intrigato
E se di mal tenga
Quel non appartar nessuno al suo cuor amato.
Soli, le brillano canti, i versi ondulati nel mar
Ma quel che tenga Venerea
Non è della Paterna Venere a colonne
Ma del cuor che tengo quando la vo' cantando, allea.
Allea, alleata il cuor ti va' fervendo,
la brama che mi alza vivo
e il tuo il mio cuor agendo.
L'altra no per di' si se non fosse, credo la fatata menzogna
Il velo sarebbe narrando
E già scorsa forse accorsi la sua vergogna.
Figlia Cupida che bramavi sul mar
Or che stai a piani torreggianti
Dimmi come sai amar?
Già forse qual ti colpì il freddo dardo
Dall'acuta faretra,
e il dio Cupido, come se a giocar modesto bigliardo.
Non so chi sia la tua carta
Come quella di bene di Venerea
Ma l'erte e questa è la tua brama sarta.
Sol forse distinsi in quella piaggia,
in quello stradon,
forse un po' il viso qual raggia.
Come tutto po' dire la Venerea
Che di passione è il mago tempo
E sol una musa che di neanche frequento marea.
Oh Poeti del cardine antico
Sol quando il rivelo (vento)vien a barca
Si sa cosa ardita,
"La vera poesia di marca".

 

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