La mia città
distesa fra due colli,
il San Bartolo e l'Ardizio,
dal mare si lascia accarezzare,
questo, forse, l'unico suo vizio.
Donna tranquilla,
con l'occhio azzurro languido
che strizza alle colline e al cielo,
ama la musica e farsi corteggiare,
come un fiore sullo stelo,
da turisti in corriera
che d'estate arrivano in riviera.
Artista, ha accolto nel suo seno
un cigno, Rossini e per le vie
del centro risuonano le note di un passato
figaro... è tornato!
Riflesso nel presente, nelle rime
di Pasqualon poeta del popolo,
incompreso,
nel dialetto della gente.
Nel linguaggio moderno dei giovani
che dalle vie svuotate del centro,
come tasche spese,
si riversano nelle braccia della periferia,
dove la vita è proiettata su grandi schermi
sogni giganti, multisale ingombranti,
al caldo di un freddo inverno
che quando si trasforma sul lungomare, in estate,
si colora di granite e magliette attillate.
Vita che va, che viene
che cambia, che resta, ma sempre la stessa
stesso angolo, stessa panchina
mi accoglieva adolescente, brufoli di ansie
ed amori,
compagnie in sella di motori,
uniformi di jeans e pensieri,
oggi, sembra uguale a ieri.
Come noi, stessi occhi, stessi tratti,
stessi capelli,
siamo noi, dentro ai nostri figli,
loro come noi ieri, ribelli.
Mentre Pesaro tranquilla osserva
la notte,
dalla collina la vedo brillare,
come una lucciola,
giù, verso il mare...