E giravano i tornanti
come in una giostra
e Urbino mi appariva
come uscita dai versi del Pascoli
ventosa, bella e austera
Con i suoi torricini, la cupola del Duomo
che ridevano nella valle ombrosa.
Scalavo la lavaggine come oggi ho scalato gli anni
e lassù la piazza, piena di gioventù
di libri, di sogni, di speranze, di attese, di accenti.
Come personaggi medioevali,
persi nell'abbraccio di Urbino,
donna bella, generosa e colta,
carezza di terra dolce e aspra come
i monti della Cesana.
Perdersi dentro quel saliscendi di vie,
gli occhi pieni di stupore e l'affanno nel respiro,
come scalare la vetta di un monte,
dentro la storia, dentro un sogno,
dentro un dipinto di Raffaello,
dentro lo sguardo del Duca di Montefeltro,
durante una battuta di caccia,
dentro una poesia,
con il sapore della crescia calda in bocca.
Tornavo via,
mentre i torricini del Palazzo ducale
da lontano, mi strizzavano l'occhio
tra sogno e realtà...