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Il rosmarino ed il girasole
Venere per vendicare
l'affronto subito,
da Febo fattole,
svelando al marito,
fabbro divino
l'amor suo con il temerario Marte,
fece al dio del sole
malia ed inganno,
scoccò Cupido alato
maliarda freccia
ed egli si trovò innamorato,
d'una mortale, Leucotoe,
principessa araba, di rara bellezza.
Trafitto nell'animo e nel cuore,
Febo bruciava di passione,
voleva le sue labbra baciare,
il suo corpo amare,
dall'alto del cielo,
intento a guidare solare
carro, altro non gli
rimaneva se non di contemplare
, il viso tanto amato,
e maledire la mala sorte,
poichè la sua bella,
per volontà del padre ostinato,
mai sola si trovava,
compagne giorno
e notte le ancelle
e la, di lei, madre.
Apollo elaborò
artefizio,
prese della madre sembianza,
entrando nella stanza
svelò alla principessa
il suo ardore,
consumando con lei
notti d'amore.
Ma Clizia, ninfa tradita,
di Febo, follemente innamorata,
della rivale, svelò al padre,
il dolce inganno.
Irato, furioso,
da tal comportamento,
punì la figlia in modo orrendo,
viva la fece seppellire
costringendola lentamente a morire.
Furono giorni di dolore,
Febo non potendola liberare,
altro non poteva fare,
se non con raggi di sole,
trapassar la terra,
per donare al suo amore,
un po di luce e di calore.
Morendo, Leucotoe,
mutonsi in rosmarino,
la pianta aromatica,
dall'intenso profumo,
dai fiori azzurri di cielo,
che simbolo è
dell'eterno amore
e Clizia, la gelosa
fu mutata nel fior
di girasole,
condannata per sempre
a sospirar, seguendo
con la corolla,
il suo amato dio sole.
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