Avevo due gattini piccoli,
abbandonati, stavano dentro a un pugno,
avevo sogni allevati con istinto materno,
sin da bambina,
li ho trovati un giorno,
gettati, impigliati ai rami di un albero
come foglie morte, involucri di pelo.
Sono morta in un momento
e ho scoperto il sapore amaro della vita,
il dolore, dopo la gioia.
Seguivo col cuore insanguinato,
la discesa lenta delle bestie
che andavano al macello,
la vita che andava a morire.
Le ingiustizie del mondo,
vite calpestate, abbandonate
e la morte che non guarda in faccia a nessuno.
Era vestita di bianco quando si è presa i miei amici,
e di nero quando, tante volte l'ho incontrata,
si è allontanata con un promessa,
che prima o poi tornerà.
Pagine della mia vita che vorrei strappare,
impotente di fronte al dolore,
di fronte al quale ti trovi a fuggire,
ma lui ha sempre le gambe più lunghe.
Sfoglio il mio diario,
fra pagine di sole e di luce,
in cui vorrei immergermi,
inciampa la mano,
il dolore è pesante e indelebile,
le gioie sono leggere
e sfumano
come farfalle...