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Mai più con te
La porta è chiusa.
Chiamo, grido,
nessuno risponde.
Mi prende una rabbia
irrefrenabile,
il sangue pulsa
sulle tempie rumoroso.
C'è un'altra porta
da abbattere.
Ma era una porta
per uscire?
Chi mi aveva chiuso
in quella stanza?
Ho pianto, ho gridato,
ho maledetto il mio carceriere,
mi sono accanito
contro quella porta
che mi faceva da barriera,
che mi toglieva la libertà.
Ho pianto, ho implorato.
La libertà è preziosa
più della vita.
Alla fine ho rotto
il vetro della finestra
e con le mani insanguinate
mi sono calato dalla grondaia
e sono fuggito.
Non sono mai più ritornato
in quella stanza.
Ora quella porta
davanti a me
non è per uscire
ma è per entrare.
Voglio entrare
a tutti i costi.
Chi l'ha chiusa
lo sa.
Voglio vedere cosa c'è dentro.
Nessuno mi apre la porta.
Le mie mani diventano
due martelli che picchiano
con forza contro il legno.
È più picchio
e più cresce la mia rabbia
e più picchio
e più ritorna in me l'angoscia
per una porta che non riesco ad aprire.
Le nocche delle mani sanguinano,
le ossa si frantumano.
Il legno della porta comincia a cedere.
I colpi dei pugni rimbombano
sordi in tutto il corridoio.
Sto sporcando di sangue
le pareti e la porta.
Le mie mani diventano
un ammasso insanguinato
di ossa fratturate.
Finalmente apro un buco sul legno,
posso entrare.
Dentro c'è una stanza vuota.
Non c'è niente in quella stanza,
solo pavimento e pareti bianche.
La stanza è vuota come il tuo cuore.
Me ne vado leccandomi le ferite.
Me ne vado per sempre,
non ci vedremo mai più.
Quella stanza è il tuo cuore,
il sangue che sgorga dalle mie ferite
e quello che gronda dal mio cuore.
L'amore che ho avuto per te è finito
non si potrà mai più rigenerare.
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