Scrivo ancora,
tornano i fiumi di parole
sulla nuda solitudine
in cui ripiombi
svegliandoti dal sogno
del vagito primordiale
andando oltre,
sino alla prima stella,
sino al pulviscolo più antico,
sino al vuoto sconosciuto,
che vuoi sia tuo.
Riempiti di assenza,
per non vivere,
per non essere,
per non essere mai esistita,
invochi la bella signora
per tornare nel nulla.
Tu figlia!
Tu madre!
Tu mio amore,
vuoi farci camminare
nel deserto senza tempeste,
sui sentieri dell'orrore
sino a perdere l'intima innocenza
per cercare un'urna
anch'essa piena di niente,
per non stringere neanche un ricordo,
novelli Prometeo,
per poi gridare nel vuoto senza suoni,
figlia, mamma, amore
e non sentir echi.
Perso,
mi lancio dal vuoto nel vuoto.