Ne percepisco la durata
il succedersi è lento e violento,
mi ritorna indietro
l'astruso bandolo di me
conficcato tra pareti di vetro,
senza appigli nè tempo.
E'intruso quesito
che cospicuo e regresso
fende la mente, ferisce
quando sento che vecchie catene,
trattengono a stento
quel tragitto tortuoso
dei miei sensi divelti.
Smarriti si perdono
nei labirinti scoscesi,
lasciandomi ancora mai nata
nel limpido amnios fetale.
Dalle intemperie,
-che gestiscono il mio respiro affannoso-
un marasma di nuvole perse
e il colore del cielo in salita
qualche volte mi acceca,
come fosse obelisco sospeso
a celare di te, il profilo,
il pensiero.