Che cosa è poi il nome?
Perché tanta iattanza nelle presentazioni
nelle mille citazioni dalle pagine dei libri
o nel semplice discorrere
tra le diverse genti che popolano il mondo
Brevi o un po' più lunghi...
occupano lo spazio di una manciata lieve
di vocali e consonanti
In poca consistenza, però, tanta potenza
simbolo importante che ci rappresenta...
Nome... Nome! Anch'io ho "il nome"
ed io per prima quando lo pronuncio
vedo me stessa così come sono
Magia evocativa di mondi e di galassie
di visi deformi o di bellezza incomparabile...
Nome, scrigno che porti dentro la nostra identità...
Buona, cattiva, futile o di grande spessore
carta d'identità che parla di noi
del nostro esistere e di come la pensiamo.
La mia è mia... e la tengo come una reliquia.
Ma quando questo nome non viene ricordato
o non è considerato, quando nel chiamarmi, tu,
al mio fianco da trent'anni, lo cambi con un altro
(sempre lo stesso) senza averne coscienza
e non per una volta soltanto...
allora mi sento uno straccio, una canna vuota
un involucro di donna senza identità.
Vorrei urlare: "Basta!!!" per non sentire
il vuoto che mi blocca lo stomaco
e mi comunica "Tu non sei nessuno, non hai un'identità"
e nonostante tutto rimango qua
accoccolata nel ruolo di comparsa...