Pensavo di averti già persa,
la vita ci aveva già divise,
e poi riscoprire in quest'aria tersa,
il piacere di cose condivise.
I nostri anni di scuola, i nostri segreti,
le canzoni, cantate a squarciagola,
negli angoli dei sogni più concreti.
Di te ricordo i pomeriggi dopo la scuola,
a raccontar di fiabe e di segreti,
fra le radio ed il negozio di tuo padre,
le collezioni di farfalle, alle pareti.
Quando cucinavamo dolci,
in compagnia dei nostri complessi,
i nostri brufoli, i capelli
le nostre incertezze, che con lo smalto truccavamo
in lucide amarezze.
Non eri tu che eri troppo alta,
ero io che mi sentivo bassa
e mentre tu mettevi le ballerine,
io mi infilavo i tacchi e camminavo sulle punte
impacciata, spacciavo le mie storte in eleganza
e tutti quelli che mi vedevano
ricordi? mi chiedevano se avessi fatto danza...
Tua madre, bella ed austera,
il piccolo cane, come un fratello
tua nonna artista ed un fratello intellettuale,
anche lui poi ho perso di vista.
Il negozio di animali e di pesci tropicali,
la contabilità dopo i festini della scuola,
poi è arrivato lui, ci aveva già divise,
vestito con gli occhiali, il lavoro, l'amore,
il motorino, la libertà, la maturità,
mentre sognavamo già di fuggire via di là.
Come vedi non ho perso il vizio,
parlo sempre troppo, sono sempre la stessa,
non ho mai vinto col destino
ricordi? Quella famosa scommessa.
Le nostre speranze, le nostre canzoni,
io che amavo i cantautori e tutte le canzoni di Baglioni,
sedute cantavamo a squarciagola,
in un' estate lunga, di rondoni.
Il tempo è ritornato, ha mantenuto la promessa,
scusa se non sono cambiata, se in fondo son rimasta
sempre la stessa, di ieri
quando sulle scale del palazzo correvamo
ed i soffitti alti ci sembravano,
quel cielo, allora ancor
così lontano.