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Il grido di quel dolore mi pervenne

Il fragore di quella esplosione
mi raggiunse
nella nicchia di carne materna,
il grido di quell'immenso dolore
mi pervenne
perforando le placide acque placentari
dove ancora mi libravo
priva di ogni peso;
Il fungo divenne simbolo d'inquietudini,
Enola fu l'artiglio che seminò la morte,
il maglio di metallo che
disperse la speranza.
L'urlo di milioni
di bambini fu onda anomala
che pervenne alle mie orecchie
non avvezze ancora
ad udire il proprio pianto,
spense la tremula candela del sorriso
da pupille vergini
Mia madre in quell'ora fatale lanciò un grido:
io nacqui recando negli occhi
le stigmate di un dolore
che da quel momento fu anche mio
e da quel giorno
ancor non m'abbandona
rendendo funesto
il dì della mia festa.

 

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5 commenti:

  • Sergio Fravolini il 10/08/2010 09:37
    È uno scritto semplice e molto gradevole.

    Sergio
  • Aedo il 08/08/2010 00:28
    È incredibile come l'uomo possa decadere sino a queste forme di abuso e orrore. Poesia molto significativa!
    Ignazio
  • Sergio Fravolini il 07/08/2010 22:13
    È un'opera complessa che nel suo genere risulta piacevole.

    Sergio
  • Giacomo Scimonelli il 07/08/2010 22:05
    senza parole... ringrazia Dio che ti ha donato la vita x poter far vivere i tuoi pensieri... i tuoi sentimenti... che per altro sai mettere in versi magistralmente
  • Anonimo il 07/08/2010 19:00
    Ti auguro di rinascere più forte di prima allora!
    Basta crederci!
    Molto intensa!


    A. R. G

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