Non mi siedo
sulla sponda del Lete
in attesa di porger
a Caronte l'obolo,
per entrare
nel regno dei cuori morti,
non erro,
fantasma,
nel ricordo e nel rimpianto
di te.
Coriacea,
tolgo la fitta
che avvolge l'anima,
oblio le sfumature che ancora
bagnano il ciglio.
Nell' ultimo grido di dolore,
un respiro profondo,
ti espello dalla memoria
del cuore.
La vita ha vinto la morte!
Aria fresca ora m'avvolge,
Eros muove le dita
sulla cetra,
un canto nuovo,
salvifico,
mi indica la via.
Sarà ancora primavera.