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Gramigna

Gli occhi improvvisi,
e l'ampia bocca che ride,
di suon cattivi fiata,
inquieti lemmi
che pungenti cadon
severi in petto
e striscian sinuosi
giù le secche coste,
come gelati germogli
radicar voglion menzogne
nella sapiente e rassegnata carne.
A niente servì
il tempo passare,
come levigate pietre
i cuor ristanno,
in me,
che abbandonato han,
da immemore tempo,
le truppe dell'orgoglio,
gli antichi confini,
trovan, i duri motti,
la lor perfetta meta,
ed io dunque,
che pur rilutto
la lor crudeltà subisco,
il velen che induce
il torpor dell'amor proprio
suggo.

 

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 08/12/2013 14:10
    apprezzata... complimenti.

1 commenti:

  • sara rota il 26/03/2007 21:38
    Bella descrizione, decisamnete di più semplice comprensione

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