Rincorrevi una palla, e bianche
manine stringean le tue, grinzose,
e le gambe che ti seguivano stanche
sfioravano soffici un forziere di rose.
Correva un sorriso lungo quel viale,
volava il pensiero di quel bambino,
non lo ricordo a quell'epoca il male
eppure compare un gelsomino.
Veleggia il ricordo nella foschia,
si affaccia dolce nei giorni in salita
regalandomi un istante nella magia
sfiorendo nell'idillio chiamato vita.
Petali a cavallo del vento,
coronan le pieghe sopra il mio viso
petali che colto il tormento
fluiscono nudi sul suo sorriso.
E il ventre di madre si tinge corvino
mentre non piange ma spera
nel ritorno dell'incauto bambino,
e guarda al futuro con aria severa.
Oggi io vago in quei varchi d'immenso
deviato e sconfitto da ogni paura
ma ecco, l'odore, doma ogni senso
e compare d'incanto la materna figura.