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L'albero sacro

Di padre in figlio, di tenda in tenda
a volte una storia si tramuta in leggenda.
Nel selvaggio west pellirossa e cowboy
lottavano per tutto, dalle terre agli eroi;
poi i bianchi prevalsero con i loro fucili
ma non impararono nulla nelle scorrerie:
non seppero mai, cavalcare le praterie.

Ma c'era una cosa in cui ognuno credeva
erano gli occhi di fuoco dell'albero sacro:
si diceva che col suo sguardo rovente
proteggesse il capo indiano e la sua gente.

Gli uomini bianchi furono i primi
a vederli e a pensarli rubini
non fu questa la più grande delle loro pazzie
ma versò altro sangue sulle loro razzie.

Eppure da quando era nata la luna
nessuno mai l'aveva protetto
ma nessuno mai l'aveva scalfito
l'albero mai era stato sconfitto.

Giunsero tutti al suo cospetto,
senza inchinarsi o mostrare rispetto
ma li lasciarono correre verso l'albero sacro
verso il tappeto d'ombra del suo simulacro.

E l'albero sacro compì il suo dovere
l'albero sacro manifestò il suo volere.
Un cowboy restato indietro si chiese
cos'avesse frenato finora le bianche pretese
come mai su quell'albero senza guardiani
nessuno negli anni ci avesse mai messo le mani.

Su di un cavallo pezzato fu affiancato da un indiano
disse nessuno ha bisogno di un guardiano
se i tuoi nemici sono così stolti
da strapparsi a vicenda gli scalpi.

Il cowboy allora capì il maligno segreto
e li rincorse per impedire il massacro,
per impedire che profanassero un bene sacro;
forse non era l'albero ma un più prezioso bene
come la vita intinta nella giovinezza
che fu lavata nel torrente per qualche ricchezza.



Li rincorse finché non fu morto più che mansueto

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