Voi, , avventurose viaggiatrici,
passeggere dei treni che ho perduto,
delle navi alle quali ho preferito
la scialuppa della mia vigliaccheria,
che sfilate, precedute dalla banda,
lungo il boulevard dei miei incubi peggiori,
a chieder conto d’una tronfia giovinezza,
che, a fasci interi, vi ha gettato dal balcone,
non v’azzardate a torcere un capello
all’unica di voi che mi è rimasta,
a liberare dal mio pugno chiuso,
le quattro mosche che tengo nella mano.
Finchè avrò cuore, cervello, e fiato,
esisterete, perché di me vivete,
ma nuovi treni stanno per partire,
e sarò io a redigerne l’orario.
Finchè avrò cuore, cervello, e fiato,
esisterete, perché di me vivete,
ma nuove navi stanno per salpare,
e di quelle sarò io il capitano.