Non par, di percosse, s’affannino,
Bensì ditellano in sù l’impari intarsio,
Del millepiedi gemelle, che mai egresso,
Lesto incede i levigati clivi,
O di mirar sembri una sottil pioggierella
Che tra l’erbe, in lievi toni e timbri tenui, la quiete cadenzi a inalvear lo tempo,
O giovincel gatto zampettar allegretto
Con felpato garbo e sinuosa beltà,
Ecco le sue dita,
ubertose ancille, incensar di giòliti canti gl’infiniti cieli,
Od’anche ruscellar com’acque chiare i preziosi avori,
zampillando foni di natural grazia
che trasmigrar la mente, dagli urbani doli al primordial’orto
conducan lieta a riposar.