Psiche, bellissima e fulgida mortale,
da tutti i giovani sì desiata,
nessuno ti chiedeva in sposa,
tua bellezza era qual sole,
avvicinarsi era troppo periglioso.
Delfica deità vaticinò al padre tuo:
"agghinda tua creatura quale sposa,
conducila al monte santo!"
Con invidia ti ammirò dall'Olimpo Afrodite,
rabbiosa proferì:
"tra i mortali sì bella figliuola? Più bella di me stessa?
Non deve vivere unquanco!"
Eros, figlio mio, condanna per sempre tal donna si pulcra!
Madre... a nessuno sarà concesso conoscere,
nemmeno a Psiche stessa,
colui che con lei giacerà.
All'apparir della luna,
divino Eros solo di profumo ornato,
con viso velato,
sconvolto e tremante di passione,
amava bella Psiche,
la qual ansimante, ogni notte
di tal amor si nutriva,
e di tal amor lentamente moriva.
Ma chi sarà lo sposo mio,
che in volto giammai conobbi?
Sollevò Psiche il misterioso velo e vide Eros in viso,
in tutta sua maestà e bellezza.
Tuo nome non conosco,
ma solo dall'Olimpo giunger può tal viril beltade.
Fammi soffrir d'amore,
fammi patire i crudeli tormenti di madre tua,
ma un talamo d'oro prepara per noi,
o sposo mio,
e solo della mia ambrosia sarai da ora sazio!