Ti osservo,
velata,
soltanto di tulle nero vestita;
il tuo corpo è madido di sudore,
in questa bollente notte d'agosto,
i tuoi umori mi prendono, mi inebriano,
mi stordiscono, mi eccitano sino all'iperbole del piacere.
Una goccia di sudore scende dal tuo capo,
si fa strada tra le tue bionde chiome,
si ferma sulla tua nuca,
di essa voglio nutrirmi.
Con le labbra ti sfioro il collo,
la punta della mia lingua assaggia
la tua ambrosia recente:
è sale, è perversione, è profumo di irresistibile seduzione.
Il tulle or non ti cela più al mio sguardo:
i tuoi seni sono un dolcissimo frutto,
i tuoi capezzoli vermiglie fragole del deserto d'Arabia.
Mi avvento su di essi:
la mia sete è tanta,
possano essi saziarmi come l'acqua fresca
di un pozzo scavato nella sabbia.
Il tuo ventre è come l'Oreb:
il tuo sesso è ormai la mia legge.
Ad esso oralmente mi accosto:
le mie labbra sfiorano le tue.
La mia bocca padroni non ha,
da sola lentamente si apre,
dolcemente l'organo del gusto
arriva, ti penetra,
e una lacrima del tuo dolce succo
abbevera i miei sensi qual fatal veleno!