Aspettavamo un'estate
che già da mesi era fra noi
e sdraiata ai nostri piedi
parlava di mare e afa.
Perché l'inverno è lungo
nell'anima
più di questo suono immenso
e marciscono all'aperto
i frutti acerbi e aspri
del perdono.
Perché la mia illusione
è un sole grezzo
da scolpire a mano.
E si fa libellula
ogni volta che quelle mani splendide
si congiungono ancora
in una promessa di luce.
E tace il rancore
che si addormenta,
per un minuto o per sempre,
e il futuro diventa
chimera possibile.
È la stagione che non c'è,
una serenata al mondo
che ascolta vigile
giocando i suoi giochi.
Innocenti e feroci.