Strana cosa mi è capitata
mentre nuotavo in mare aperto;
non ero sola, in tanti eravamo
ad inseguire lo stesso sogno.
Come un banco di pesci
ci muovevamo insieme nel mare,
a volte calmo a volte tempestoso,
ma la nostra unione era la forza.
Ad un certo punto scarseggiamo;
molti di noi al chiuso si ritirarono,
scoprendo un nuovo mondo, un nuovo modo
di conoscere tutti essendo amici di pochi.
Pensavo che gli scomparsi
si sentissero tristi e soli e,
senza buon esito, li cercai
ma non laddove avrei dovuto.
Poi seppi che fra loro si riunivano,
organizzavano feste,
si sentivano ogni giorno
e capii che la sola ero io.
A nessuno più importava
del contatto umano,
del rapporto io-tu buberiano,
erano stati presi nella Rete.
Mal capivo il loro modo di comunicare,
nuova Torre di Babele
sembrava esser stata costruita;
strane abbreviazioni senza influssi dialettali.
Sembravano stranamente tutti uguali
ed io mi sentivo terribilmente diversa.
Della mia migliora amica sapevo
solo ciò che lei mi confidava.
La differenza fra me e loro
è che io sapevo lo specifico di poche cose
ma loro sapevano il superficiale di tutto,
di tutti loro misteriosamente sapevano.
Mi incuriosivano, ma il loro mondo
mi faceva paura, mi terrorizzava.
Il mare aperto era pieno di pericoli,
ma il loro mondo li avrebbe imprigionati per sempre.
Ma loro erano felici prigionieri,
presi nella "rete"; si sentivano
i padroni di una nuova navigazione;
così vicini e così terribilmente soli.
Oggi sono qui a sfruttare il loro mondo
per comunicare le mie emozioni,
parlo la loro lingua, getto via carta e penna
e mi accorgo che sono solo un'altra presa nella "Rete".