Perché, perché leggo e piango,
per i tuoi versi d'acqua?
In questa culla di sale
depongo i miei sospiri
di nebbie chiare, mentre
navigo colline di solitudine,
cavalco onde alte più dei silenzi
che mi fasciano le vene aduste,
mi leniscono ferite di rovi
quando ero pellegrina
sui tuoi sentieri perigliosi.
Accecata mi rimiravo
nella conca delle tue mani,
specchi fatati
che mi proiettavano arcobaleni di luce.
Forse perchè non udii mai la tua voce.
E fu pazzia non avere di te
neanche una reliquia d'ombra.