Brillano nei suoi occhi,
luci d'alba e tramonti,
che mai di più belli ella ne vide,
e in cuor suo, freme il ricordo,
degli anni tesi fra preghiere e sogni.
O pioggia africana, ricorda quand'ella
bagnata di gocce di provvidenza,
saltava con l'agilità dell'impala,
per non inzuppar l'odorosa chioma,
e nel correr spedita, la creatura pensava,
che le risa fossero favori dell'Eterno,
e non figlie d'attimi fuggenti.
Come sfumerà l'amarezza dei tempi andati,
quando la savana con corona d'ibiscus
la elesse regina, inebriandole le nari,
come dimenticarsi dello sguardo di quel cielo,
che maternamente cullava le sue fantasie?
Oh, se le rimembranze fossero caduche,
il cuor patirebbe meno, e invece le azzurrine
vene delle mani, palpitano incessanti
al ritmo d'infuocate reminiscenze.