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Non averti

Questo corpo mi pesa come pietra.

Un involucro invadente e persistente
dello spirito che non si invola.
Che mi squarcia come l'urlo di un condannato.

E intorbidiscono le albe in meriggi plumbei
e i nembi blu in sere di un grigio solido,
ma quante ancora ne ho
per riuscire a prenderti la mano,
per rubarti sulle mie spalle e correre via
lontano dai volti e dagli occhi di questa città.
Lontano.

Amare da soli è un porto di navi
che salpano senza timone,
il cieco che accende il lume nella notte
e sogna i suoi occhi bruciare,
la stella che esplode da anni luce
e guardi morire in un muto biancore.

 

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3 commenti:

  • Anonimo il 28/03/2011 01:46
    È decisa ed esile e soprattutto vera, sentita. Bella.
  • Nicola Saracino il 16/01/2011 16:56
    Sembra proprio nata prima di essere scritta.
  • Anonimo il 29/12/2010 18:53
    ... commossa dalla grazia della tua poesia. Non farcela mancare Michele... e' come rimanere privi di Se, e' come "Amare da soli è un porto di navi/che salpano senza timone,"
    Grazie del dono che mi fai, stasera ne avevo un gran bisogno. E