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Scendon lacrime pian piano
È un pomeriggio estivo e pure afoso
salire oggi vogliamo su in collina
nel lontano Križevac famoso.
Ripetiamo la solita dottrina,
che la croce in alto sistemata
vorremmo oggi sentirla più vicina
pensandola con noi pure abbracciata;
la vogliono oggi in tanti visitare:
non siamo soli ad averla pensata.
Giorno e notte é un infinito andare;
come le formiche or ci muoviamo
ed infinito é pure il lor pregare.
È stupendo ciò che oggi vediamo
in questo luogo povero e lontano,
ed il senso ancor ben non capiamo.
Mi é dura la salita e vedo strano:
come all'altri pare che non gl'importa;
pregando a bassa voce vanno piano:
salendo danni nessuno riporta
ma nel sentiero che si va salendo:
schiena e gambe mi gridano storta.
Per i dolori or ne sto risentendo
e ancor più spesso cerco di sedermi,
il pomeriggio l'ore va scandendo
per giunger così ad arnesi d'infermi
che da stimolo fanno a pellegrini;
ma i dolori non mi restano fermi.
C'é carrozzina a stimolar confini
abbandonata qui a metà salita;
forse cambiati gli sono i domini
ed é rimasta a dichiarar guarita;
straordinario regalo mostrare
per chi viene qui a giocar partita.
Chissà cosa c'é dietro il gran parlare
che nel mondo vanno dicendo d'anni
chissà se la Regina qui compare
se da quel vento sfumeranno inganni;
ma dal salire sto sempre più gemendo
per i dolori e gli aumentati affanni.
Quando all'irto punto stiam giungendo
un favore Andrea mi ha domandato
vuol salirmi in spalle procedendo;
l'irto tratto prima ho ben guardato
di no certo non posso dirgli adesso:
appare infatti stanco e ben sudato.
Ora sarà lui stanco, ma io son lesso
e mi vedranno vivo, ma son morto
quaranta chili pesa vi confesso
e dal salirmi in spalle ora son storto.
Altro non so cosa andrà capitando;
ma in soli due passi segno é scorto.
Ascolta ben ciò che sto dichiarando
sulle spalle peso più non sento
e credimi che qui non sto barando
con le ali mi sento e da portento
più non sbando ed a tutti sorpasso
lesto come in un piano; e non invento.
Scomparsi i dolori; ma é sconquasso
per la trasformazione dell'istante
é tutto strano e lontan dallo spasso
non sono sogni, e lo dico sognante
ma molto più difficile é pensare
di vedere in quel modo il camminante.
Nell'alta croce termina l'andare,
e ben stordito ancor dall'emozione:
gli voglio ciò a Giovanna raccontare.
Lei non mi fa però esporre ragione
avendo oggi assistito a quell'incanto;
e commozione il silenzio c'impone.
Gli occhi fissi alla croce del Santo
nell'infinito volano lontano
e inumidire si voglion per il pianto;
del pianto che non sento più profano
mentre da solo rientro verso casa:
sul viso, scendon lacrime pian piano.
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l'autore Antonio Balia ha riportato queste note sull'opera
- Medjugorje, 28 agosto 2005
- È un percorso che inizia dal testo - Di ciò forse poco capirai - e così a seguire... .
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