Ti vedo
dea della firma
portarti a spasso
decorata di tutto punto
senza un sorriso che a malapena
s'affacci
sul tuo viso scarno dallo sguardo
assente
Ti guardo e non comprendo
se siano stati i modi o le conquiste stesse
d'una apparenza di statica magrezza
a donarti ancora
l'espressione insoddisfatta
d'averti tolto la ragione dell'amarti
per darti quella d'uno spettro da
amare
I tuoi bisogni sarebbero stati quelli
d'una fanciulla che si sogna
principessa
ma invece tieni uno scettro troppo pesante
anche per te così caparbia
anche per te che vuoi esser come quella
ma che poi rivendichi unicità di stella
Piacere e piacersi
solo questo conta
e guadagnare tanto
ad ogni costo
e che si noti
il meno possibile
che quando sei sola
vivi in quel fosso
di vomito e sensi di colpa
di stupide proporzioni
pericolose tanto e quanto
del cibo le privazioni
Vorrei parlarti
o forse solo
ascoltare
prendere un caffè da te in pigiama
di seta bleu
o di latte bere una tazza
nella mia cucina
fucina di sogni e meraviglie
in quattro metri per tre