Oh quale orrenda sventura!
Del mio pesante corpo non ho più paura
L’ultimo pensiero della mia vita
È una cometa impazzita
Abbracciato ad un cavallo
A terra cado in un lungo sogno
Che dalla coscienza non potrà più tornare
Caro mio Zarathustra
Figlio che spiega le cose al mondo
Son stato sempre un po’ vagabondo
Peregrinando con il mio volto
Ma poi pensando con la tua maschera
E nessun uomo troverà il suo Dio
Se non cerca a fondo dentro se stesso
Se non guarda specchi che gli sopravvivano
Io l’ho sempre saputo
Sono un cervello senza forma
Ma sono anche il passaggio del nuovo divenire
E quel che ora è incompreso
Comunque vada non potrà morire
In un cenacolo di ottusi uomini
Che fanno chiacchiere per rincorrere
Una qualsiasi virgola di un pensiero qualunque
Ora siamo al dunque
Ed io mi libro pensoso
Come un archetipo dei desideri
Che l’umano non mi ha concesso
Ma come tutti tornerò
Nell’immutabile respirazione
Che mi vide solare
Lungo le passeggiate torinesi
Che profumavano i fiori d’un anelato amore.