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Il Gorgazzo (prefazione)

Tra gli antichi culti antecedenti il cristianesimo, di cui si ha storica memoria, vi era quello della feritilità, praticato per migliaia d'anni nella sorgente del Gorgazzo. Sembra infatti che questo luogo fosse molto conosciuto non sono nelle terre del Veneto e della Carnia, ma addirittura anche negli stati limitrofi. Uomini e donne vi venivano per immergersi e molte volte si accoppiavano nella speranza di sconfiggere la sterilità e dare al nascituro la benevola benedizione delle magiche custodi delle fonti:
Le "Aganis".

Questa situazione venne però interrotta con l'avvento del cristianesimo, infatti le autorità ecclesiastiche proibirono i bagni e gli accoppiamenti amorosi nella sorgente, nelle adiacenze della quale costruirono una chiesa dedicata alla Madonna.
Ma neppure questo servì ad arginare la credenza popolare, nonostante che si fosse cercato di tramutare le generose "Aganis" nelle perfide e malvage "Paganis".

Fu così che verso la metà del cinquecento le autorità ecclesiastiche decisero di dedicare la sorgente alla Santissima Trinità, e non più alla Madonna, e fecero costruire un convento di francescani in loco allo scopo di impedire una volta per tutte tali abominevoli riti pagani.

Ma si sa la carne è debole e ben presto i fraticelli caddero vittima delle lussuria, giacchè i riti sacrileghi continuarono imperturbati e anzi condussero alla chiusura dell'avamposto francescano e all'abbandono della chiesa.

La poesia narra di un povero fraticello, la cui visione di strani accoppiamenti notturni nella sorgente, lo porterà ad affondare una fonda crisi interiore che metterà a dura prova la sua stessa vocazione.

 

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