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Vado via

Vado via!
Raccolgo le mie cose e sparisco.
Non mi importa dove e come,
ma devo andare via!

Basta!

Questa vita, così com'è,
non vale più la pena di essere vissuta.

Giorni uguali a sé stessi,
si rincorrono senza fine,
lungo l'interminabile calendario del mio esistere.

È uno stillicidio di situazioni che si ripropongono
immutate nella loro staticità.

Si rigenerano senza sosta,
giorno dopo giorno,
ora dopo ora,
attimo dopo attimo,
togliendomi l'illusione di essere vivo,
costringendo la mia vita
in una giostra solitaria,
che tristemente ruota sul passare del tempo e delle cose.

Gli anni non li conto più,
a cosa servirebbe?

Uno vale l'altro!

Tutti sistematicamente uguali a quello precedente.

Tutti ordinati in fila indiana,
come bravi soldatini obbedienti,
mi seguono silenziosi, tenendosi per mano,
come un'inutile zavorra sul mio passato,
come un'inutile zavorra sul mio futuro.

Vado via!

E che il mio sparire non vi sia di peso,
perché di voi,
delle vostro limitato esistere,
del vostro inutile cammino terreno,
non m'importa assolutamente nulla.

Piccola società di perdenti,
piccolo mondo strisciante,
vi lascio liberi dalla mia scomoda presenza.
Che il viaggio abbia inizio!

 

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2 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 24/12/2013 09:30
    Molto apprezzata... complimenti.

2 commenti:

  • michele marra il 22/04/2007 10:54
    La poesia per avere un futuro deve tendere all’essenzialità.
    Superiamo il decadentismo con una nuova poetica di ricerca dei termini, di corretta allocazione della parola, di messaggio completo e compiuto, prima nella mente del poeta e poi esteso agli altri.
    La lirica non può essere solo sfogo del poeta, ma messaggio per gli altri.
    Cosa deve fare il poeta? La sua è la ricerca della parola, del termine giusto da inserire al proprio posto, della scultura del “termine” della venatura della parola, come se fosse marmo. Solo così decollerà il nuovo rinascimento della poesia.

    Michele Marra

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