Quando, traballante il passo,
spegne la luce del cervello,
diventa faticoso usare
le risorse del bello preservate a stento
e il poco seme da spargere che resta.
Sono pesanti come un sasso
le medaglie di latta appese al petto
e del poi sepolta è la memoria,
disfatta diventano le gesta.
Ma, immerso a ragionare a volte,
gusto come il miele la tristezza
quanto odorose primizie e belle fole,
ed evolve in fragranza giovinezza altrui
che inizialmente poi mi consumava.
Molte volte è bella l'amarezza,
mi fa docile, mite, zuccherato,
mi convinco che attesa sia sorpresa
e mi sento rinato e rinnovato.
Torna lo splendore della luce,
guardiana eterna del domani.
Vigile rimpatria la coscienza,
proponendo brio e battimani.