Una perdita, un'assenza persistente, una mancanza incolmabile; il vuoto.
Una stanza vuota, buia, senza colore, senza odore, senza emozione, senza cuore.
La mancanza ti avvolge cautamente quasi dolcemente, ti proietta in quella stanza; sei sola.
Non c'è nessuna porta, nessuna finestra. Solo tu ed il buio.
Allora ti rifugi nel tuo labirinto di dolore che quasi ti conforta.
Devi uscire, sei stanca di vivere di rimorsi, di amori mancati, di affetto negato, di sorte avversa, di autocompatimento, di lacrime, di false speranze, di delusioni, di illusioni; stanca di non vivere.
Esci, ma come? Non c'è la porta, non ci sono finestre. Puoi contare solo su te stessa, sulle tue forze, come sempre.
Alzati.
È solo una cosa mentale, pensa alla perdita con positività, come un modo per riscattarti, come una spinta, come la chiave che apre la porta immaginaria dell'immaginaria stanza buia nella tua mente, che ti sei creata da sola, aiutata dalla meschina sofferenza.
Esci, lo sai che non si vive di rimorsi, la vita è un'altra.
Vivi perché la vita è bella e non sarebbe giusto sprecarla in un'assente e fredda stanza.