Allora ci rifugiamo in un castello di sabbia,
pur sapendo che verrà spazzato via tra breve,
basta solo una piccola e indolore onda,
che ci trasporta via.
Ci rifugiamo per non pensare,
per "vivere" sconfiggendo la noia.
Perché la noia è vuoto.
Nel vuoto l'unica cosa che possiamo fare è pensare,
siamo solo noi, solitari.
Noi e la nostra fragile mente illusoria.
Ci buttiamo a capofitto nel divertissment di Pascal,
per arrivare al nostro oblio, al nostro stordimento.
L'importante è non pensare.
Come tutti, oramai.
Non sconfiggiamo la guerra, non ci riusciamo.
Non sconfiggiamo il dolore, non ci proviamo.
Non sconfiggiamo l'ignoranza, impresa ardua.
Allora per raggiungere l'apparente e millantatrice felicità decidiamo di non pensare.
È meglio così.
Fuggiamo dalla nostra natura.
Questo mi fa ridere.
Viviamo di castelli di sabbia.
Il paradosso è che la specie umana si differenzia proprio perché è un animale ragionevole.
Scappiamo dal pensiero, scappiamo dal nostro destino.
Vince chi arriva al traguardo per primo.
Ditemi voi se vale realmente la pena di vivere questa vuota e incolmabile vita.
In cui conti solo se odi e non ami,
se uccidi e non dai vita,
se agisci e non ragioni,
se fai sesso e non l'amore,
se hai e non sei.